Cos'è la Comunicazione Affettiva?
In questi tre video gratuiti ti vengono spiegati i concetti principali che caratterizzano la Comunicazione Affettiva e i motivi per cui è fondamentale gestire i rapporti umani con questo approccio.
La comunicazione umana non può essere circoscritta alla “meccanica dei messaggi”; in quanto esseri sociali, infatti, nel processo della comunicazione noi mettiamo in campo tutte le dimensioni che ci caratterizzano, soprattutto quella emotiva, chiamata anche “affettiva”.
La Comunicazione Affettiva ci offre le conoscenze e le metodiche per gestire al meglio la comunicazione tenendo conto anche delle dinamiche relazionali che si generano sulla base degli aspetti emotivi; consiste, quindi, nell'approccio più completo ed efficace per gestire le relazioni di qualunque tipo, proprio per il fatto che ci orienta alla gestione in senso generale delle dinamiche che caratterizzano i rapporti umani.
Buona visione!
Benvenuto, benvenuta a questi tre video, nei quali ti illustrerò brevemente cos’è la Comunicazione Affettiva e nei quali scoprirai come e perché può esserti di aiuto. Anzi, scoprirai come mai, se non possediamo queste conoscenze, le relazioni importanti della nostra vita rischiano di non essere pienamente soddisfacenti, o, peggio, di generare molta sofferenza.
La comunicazione umana è oggetto di studio da molto tempo, e potremmo dire che la Comunicazione Affettiva rappresenta un’evoluzione e un’estensione della teoria generale della comunicazione.
Tradizionalmente, le scienze che hanno studiato e che studiano i processi comunicativi si sono prevalentemente focalizzate sulla dinamica dei messaggi e sulla trasmissione dei messaggi da un soggetto ad un altro.
Nel tempo, infatti, si sono integrate numerose teorie che hanno descritto in modo sempre più preciso il fenomeno della comunicazione: la trasmissione, la ricezione, i codici di comunicazione, la risposta ai messaggi, i meccanismi di retroazione e tanto altro… Da qui, sono nati modelli teorici e metodiche di intervento, che hanno trovato largo impiego nel campo aziendale, pubblicitario, sociologico e terapeutico.
Ma è soltanto attraverso i contributi della Psicologia dello Sviluppo e delle Neuroscienze che si è compreso come la comunicazione umana non possa essere circoscritta alla “meccanica dei messaggi” (chiamiamola così). In quanto esseri sociali, infatti, nel processo della comunicazione noi mettiamo in campo tutte le dimensioni che ci caratterizzano, soprattutto quella emotiva, chiamata anche “affettiva”.
Questo è un punto estremamente importante.
Di fatto, nelle interazioni umane non possiamo NON considerare la parte emotiva per il semplice fatto che la nostra esperienza è intrinsecamente un’esperienza sensoriale.
Le emozioni, infatti, rappresentano un meccanismo di cui la natura ci ha dotati, attraverso le quali le esperienze vengono connotate in senso positivo o negativo, in tutte le loro possibili gradazioni. Le emozioni, cioè, sono come dei codici sensoriali attraverso i quali ciò che accade nella nostra realtà viene colorato nel suo significato per l’organismo e per l’individuo. Ad esempio, quando hai paura, quello è un codice che ti informa di qualcosa di pericoloso; quando sei triste, quello è un codice che ti informa di una perdita più o meno importante; quando sei nella gioia, quello è un codice che ti informa di qualcosa che è gratificante, e così via.
Non possiamo, quindi, escludere la tonalità emotiva che si accompagna ai fatti che accadono della nostra vita, per il semplice fatto che non esiste un’esperienza priva della sua colorazione emotiva. E quindi, nemmeno l’interazione e la comunicazione tra gli individui può essere considerata senza la componente emotiva, o, come si definisce nel linguaggio un po’ più tecnico, senza la componente affettiva.
Quindi, il processo dell’interazione tra esseri umani porta con sé un grado complessità decisamente maggiore rispetto a ciò che scambiamo soltanto a livello verbale. Sappiamo, infatti, che il linguaggio non-verbale rappresenta la parte più influente della comunicazione. E cosa veicola la comunicazione non-verbale se non tutta quella parte emotiva che ci caratterizza come esseri umani e che determina la qualità delle nostre interazioni? Gli antichi lo chiamavano “pathos”, e sapevano bene che nella comunicazione il pathos è ciò che fa la differenza.
Ecco, quindi, che per comprendere e padroneggiare la comunicazione tra gli individui, dobbiamo far riferimento necessariamente al modello della Comunicazione Affettiva, perché include a pieno titolo la componente emotiva (o affettiva) che si accompagna all’interazione e alla relazione tra gli esseri umani.
La Comunicazione Affettiva, intesa quindi come estensione della teoria generale della comunicazione, pone l’attenzione non soltanto sui messaggi che vengono scambiati, ma sulla complessità dell’interazione e sugli effetti a livello emozionale del reciproco modo di porsi in relazione. La comunicazione Affettiva, cioè, non pone l’attenzione soltanto sull’atto di “comunicare”, quanto piuttosto considera tutti quegli elementi che portano all’atto di “relazionarsi”. E, se ci pensi, è proprio “Stare in relazione” che è la vera sfida!
È chiaro che l’individuo comunica; ma sarebbe limitante considerare la comunicazione a prescindere da quel fenomeno che ci caratterizza come esseri umani che è “lo stare in relazione”. Certamente possiamo comunicare con qualcuno in modo estemporaneo e occasionale; ma le vere difficoltà, normalmente, si presentano, di fatto, proprio all’interno delle relazioni, affettive o professionali che siano; la comunicazione è difficile proprio all’interno delle relazioni che caratterizzano significativamente la nostra vita.
La Comunicazione Affettiva estende, quindi, le conoscenze della teoria generale della comunicazione e include tutti quegli aspetti che sono decisivi nella gestione della relazione. Per questo motivo si pone come disciplina di elezione per lo “stare” in relazione e per “gestire” le nostre relazioni significative ed importanti nella nostra vita.
È una vera e propria “scienza”, ma in questo video ti riassumo gli elementi più importanti, così che tu possa entrare pian piano in questa disciplina che può renderti la vita molto più facile.
Riassumendo, quindi, potremmo dire che la Comunicazione Affettiva si fonda su questi presupposti:
1° L’essere umano è per sua natura un essere sociale. Che vuol dire questo?
Significa che l’essere umano si sviluppa attraverso una relazione e tende a relazionarsi lungo tutto l’arco della vita. La relazione, cioè, è parte integrante della natura umana e non possiamo vivere senza relazioni, se non pagando un prezzo molto alto. Infatti, chi si isola dal mondo, di solito lo fa come scelta estrema, perché ormai troppo sfiduciato o deluso dalle relazioni che ha avuto.
Ma l’istinto profondo e originario è di avere relazioni e di essere soddisfatti nelle relazioni.
2° La relazione è legata alla sopravvivenza ed è ciò che maggiormente determina il senso di sicurezza. Cosa significa questo?
Siccome le relazioni primarie, cioè quelle all’interno delle quali siamo nati e cresciuti, sono al servizio della sopravvivenza (da solo, infatti, il cucciolo non sopravvivrebbe), la qualità della relazione diventa fattore discriminante per il senso di sicurezza; e questo persiste lungo tutto l’arco della vita. Cioè, ci sentiamo al sicuro quando facciamo parte di relazioni significative, nelle quali sentiamo che c’è riconoscimento e benevolenza. Questo spiega come mai siamo così sensibili a ciò che accade dentro una relazione importante e spiega come mai a volte viviamo in modo drammatico qualcosa che può minacciare la relazione.
3° punto. Le emozioni rappresentano la codifica biologica delle esperienze. Cosa significa questo?
Significa che la Natura di ha dotati di qualcosa che chiamiamo emozioni, che sono degli stati corporei, qualcosa che “sentiamo”, che ci informa in merito alla qualità di una determinata esperienza, allo scopo di orientare e predisporre già l’organismo ad una risposta. Paura, tristezza, rabbia, piacere, sorpresa, ecc. sono tutte sensazioni che ci dicono “com’è” una determinata situazione che accade e ci predispongono a dare una risposta in una certa direzione. Questo comporta che non possiamo non considerare l’aspetto emozionale nella comunicazione: ciò che accade nelle relazioni ha sempre un effetto emotivo e le emozioni, a loro volta, condizionano la comunicazione.
4° punto. Le relazioni sono dei sistemi. Cosa significa questo?
Significa che l’insieme è maggiore della somma delle singole parti. Questo è il cosiddetto principio di pregnanza. Se sono in relazione con qualcuno, ci sono io, c’è l’altro e c’è la relazione: ebbene, la relazione è qualcosa che è di più di me e l’altro messi insieme. La relazione diventa come un “campo” che ha determinate regole e determinate dinamiche, in termini di impostazione, di ruoli, di scambio, di organizzazione, ecc. La Comunicazione Affettiva, quindi, studia sì i processi comunicativi, ma tenendo sempre in primo piano la relazione con le sue dinamiche.
5° punto. Il senso di sé è accoppiato con il senso dell’altro. Cosa significa questo?
Da un certo punto di vista, potremmo dire che l’esperienza che facciamo dell’altro determina l’esperienza che facciamo di noi. Ad esempio, se sperimento l’altro come benevolo, perché magari mi tratta bene, mi rispetta o fa qualcosa di buono per me, allora IO mi sento bene. Se, invece, sperimento l’altro come cattivo, perché magari mi offende, o non soddisfa un mio bisogno, IO mi sento male.
Questo sembra ovvio e scontato, ma se consideriamo questo meccanismo nelle fasi dello sviluppo, quando il piccolo cresce e la personalità si sta formando, capiremo che da come viene sperimentato l’ambiente di riferimento ne deriva una certa esperienza, e quindi una certa idea di sé.
Sulla base, quindi, di come sperimentiamo le relazioni primarie ci formiamo tutte le convinzioni su noi stessi, che rischiano di condizionare la nostra autostima, l’idea che abbiamo degli altri e del mondo per il resto della vita. E questo ci porta dritti dritti al
6° punto, ovvero che, in senso generale, la qualità della relazione determina la qualità della nostra vita. La Comunicazione Affettiva, quindi, oltre a chiarire ed illustrare le conoscenze per relazionarci più efficacemente con gli altri, indica, di conseguenza, anche la via per stare meglio nella vita.
Ora, se questi sono i fondamenti, nei prossimi video, ti spiegherò come e perché la Comunicazione Affettiva può aiutarti sia nelle relazioni affettive, che in quelle professionali.
Ti aspetto, quindi, nel prossimo…
LA COMUNICAZIONE AFFETTIVA nel mondo affettivo.
Come ti ho spiegato brevemente nel video precedente, la Comunicazione Affettiva è la disciplina nell’ambito delle teorie sulla comunicazione che può essere considerata a tutti gli effetti come “la scienza dei rapporti umani”. Le conoscenze che derivano dai modelli teorici sulla comunicazione umana, coniugate con le acquisizioni della Psicologia dello Sviluppo, delle Neuroscienze e della Fenomenologia dialogica, ci permettono oggi di avere tutti gli elementi essenziali per la comprensione e per la gestione delle relazioni umane. La Comunicazione Affettiva, infatti, non considera la comunicazione umana solamente nel suo aspetto di scambio di messaggi che avviene tra gli interlocutori, ma proprio come aspetto della capacità di “stare in relazione”
Proprio per questa sua prospettiva, la comunicazione affettiva è stata largamente utilizzata nei decenni scorsi, nell’ambito della Psicologia dello Sviluppo, per lo studio delle interazioni tra madre e bambino e, in senso più generale, per studiare gli aspetti più rilevanti ai fini dello sviluppo psicologico del bambino. E si è visto che proprio la capacità dell’adulto di comunicare adeguatamente a livello emotivo è ciò che fa la differenza per uno sviluppo sano del bambino.
E questo per il fatto che la nostra natura profondamente relazionale ci porta ad essere estremamente sensibili alla qualità delle relazioni importanti della nostra vita. Per il bambino che sta crescendo sono, ovviamente, le relazioni primarie con gli adulti di riferimento, ma che, per gli individui adulti, sono invece tutte quelle relazioni che formano la cosiddetta rete sociale significativa e che corrispondono a tutte quelle relazioni più profonde e stabili, dove si genera un senso di affezionamento e di legame. Tra queste, in primis, le cosiddette relazioni affettive.
Ora, qui c’è da fare una precisazione.
Quando parliamo di Comunicazione Affettiva, l’aggettivo “affettiva” può essere considerato come sinonimo di “emotiva”. Quindi, la Comunicazione Affettiva potrebbe essere chiamata anche Comunicazione Emotiva, proprio nel senso che considera l’importanza del livello emotivo dell’interazione e si occupa degli effetti degli scambi comunicativi su questo livello. Comunicare positivamente a livello emotivo significa quindi avere la capacità di gestire l’interazione o la relazione con qualcuno in modo tale che entrambi si sentano bene nella relazione. E questo significa avere soprattutto la capacità di risolvere le situazioni problematiche, senza che la relazione si danneggi o, peggio, rischi di “saltare”.
Ma “affettivo”, nel linguaggio corrente, ha normalmente un altro significato e, più che all’aspetto emozionale della relazione, fa riferimento al dominio delle cosiddette relazioni affettive (cioè la relazione tra genitori e figli, la relazione di amicizia, la relazione di coppia, ecc.).
Per cui si rischia di fare confusione.
Ebbene, per chiarire la cosa, diciamo che la Comunicazione Affettiva ci offre le conoscenze e le metodiche per gestire al meglio le relazioni in senso generale, di qualunque tipo, per il fatto che ci orienta efficacemente alla gestione in senso generale della relazione. Ma proprio per il fatto che è così focalizzata sul livello emotivo che è quello che ci dà continuamente la tonalità di ciò che accade, la Comunicazione Affettiva rappresenta il modello più completo e preciso per approcciare efficacemente in particolar modo al mondo delle relazioni affettive.
Le relazioni affettive rappresentano una delle componenti più importanti dell’esistenza umana.
? Cosa c’è di più importante, infatti, dopo ciò che ci garantisce la sopravvivenza fisica?
Pensa alle relazioni familiari, ad esempio… La relazione con i genitori, come ben ci insegna la Psicologia dello Sviluppo, condiziona tantissimo il nostro carattere e le nostre convinzioni profonde, anche inconsce, su noi stessi, sugli altri, sul mondo e sulla vita. La relazione con i nostri genitori occupa uno spazio enorme dentro di noi, e ne bene e nel male, per cui saper gestire al meglio questa relazione determina destini veramente diversi, in termini di qualità della nostra vita.
Così come la relazione con i fratelli o le sorelle, secondo me ancora troppo sottovalutata dalla Psicologia… Non so se hai un fratello, o una sorella, o entrambi… Ma la relazione con fratelli e sorelle è una relazione importantissima, che rischia di condizionare molto di più di quello che si potrebbe pensare. Pensa, ad esempio al senso di superiorità o al senso di inferiorità, oppure alla gelosia o alla competizione, alla sensibilità al confronto o ai paragoni…
Molto spesso queste dinamiche profonde hanno la loro radice nella relazione che abbiamo avuto o che abbiamo con i nostri fratelli. E anche qui, se non riusciamo ad avere una buona relazione con loro, rischiamo di pagare un prezzo molto alto.
E, in senso generale, la relazione con il nostro sistema familiare, compresi gli zii, le zie, i nonni o gli antenati. I modelli sistemici e familiari della Psicologia hanno ben che dimostrato quanto le relazioni del nostro sistema familiare abbiano un effetto, spesso inconscio, sulla nostra vita, in termini di stato d’animo di fondo, motivazioni e tendenze nella nostra vita, fino ad arrivare al cosiddetto “copione di vita”. Se non riusciamo ad avere una buona relazione con i membri della nostra famiglia, che ci piaccia oppure no, rischiamo di pagare un prezzo ancora più alto.
Ma poi, pensa alla relazione con gli amici. Com’è la vita quando sappiamo di avere degli amici fidati e di poter far conto su di loro? “Chi trova un amico trova un tesoro”, dice il proverbio… e non a caso!
Come rischia di essere la vita, infatti, quando, invece, ci ritroviamo soli?
Nel mio lavoro vedo, purtroppo, molto spesso persone che vivono una vita molto triste, senza amici, senza relazioni sicure e fidate, isolati, sfiduciati; e quindi in ansia, sempre in allarme, oppure cinici, oppure arrabbiati e risentiti. L’amicizia è una delle relazioni affettive più importanti, che arricchisce la nostra vita, ci da la sensazione di essere parte del mondo e parte della comunità umana.
Ma poi, vogliamo parlare della relazione di coppia? Non apriamo nemmeno questo capitolo, perché sappiamo quanto sia importante la relazione di intimità e quanto dolore, purtroppo, possano comportare le problematiche nella coppia.
E, infine, la relazione con i figli… trasmettere la vita e vederla crescere. Spesso si dice che il mestiere di genitore è il mestiere più difficile: non ci sono, infatti, manuali o ricette pronte. La relazione con i figli è proprio una sfida: da un lato abbiamo le nostre aspettative e i nostri desideri, dall’altro lato i figli sono unici ed irripetibili, e certamente non dovrebbero venire al mondo per soddisfare le aspettative dei genitori. Per questo la relazione con i figli vede quasi quotidianamente problematiche devono essere affrontate e gestite, e in maniera sempre diversa, perché i figli crescono, si evolvono e si trasformano continuamente.
Insomma, le relazioni affettive ci aprono capitoli importanti e sostanziali; capitoli che non possiamo trascurare nella nostra vita, anche perché sono i capitoli dove risiedono i sentimenti e l’amore. Avere buone relazioni affettive o meno ti fa, quindi, una grande differenza.
Pertanto, se abbiamo bisogno di aiuto in questo mondo, quello delle relazioni affettive, la Comunicazione Affettiva diventa la bussola più preziosa.
Infatti, il mondo affettivo è fondato sulla qualità del contatto e sul senso di vicinanza. Impensabile gestire bene le relazioni affettive senza la capacità di comunicare a livello emotivo.
Quando sei in relazione con il tuo partner, ad esempio, non desideri forse che ti comprenda profondamente? Che ti accetti e che ti stimi? E che partecipi a tutti gli effetti al progetto della vostra vita? E, probabilmente, la stessa cosa vale per il tuo partner.
Ma anche con gli amici, pur essendo una relazione caratterizzata da una dinamica completamente diversa, non desideri forse sentire che ci sono per te? Che stanno dalla tua parte? E che condividono sinceramente con te?
Difficile gestire in maniera costruttiva queste relazioni così importanti, senza la capacità di comunicare considerando il livello emotivo dell’interazione. Difficile mantenere queste relazioni soddisfacenti, senza la capacità di affrontare e risolvere le varie situazioni problematiche che emergono normalmente, senza mettere a rischio la relazione.
La Comunicazione Affettiva ci aiuta veramente tanto a costruire e a mantenere buone le relazioni d’amore e con tutte le persone che ci stanno veramente a cuore.
C’è poi, però, anche il grande capitolo delle relazioni professionali…
Ma per questo, ti aspetto nel prossimo video…
LA COMUNICAZIONE AFFETTIVA nel modo professionale.
Bene, nel video precedente ti ho parlato di relazioni affettive e di quanto rappresentino un’area determinante della nostra vita. In questo terzo video, pongo l’attenzione, invece, sul mondo professionale e sulle relazioni professionali.
E se, come abbiamo visto, la Comunicazione Affettiva ci dà le conoscenze più preziose per gestire le relazioni affettive, anche nei rapporti professionali troviamo molte problematiche che possono trovare soluzione soltanto alla luce di un approccio che consideri la natura relazionale dell’individuo.
C’è una grande differenza tra una relazione affettiva e una relazione professionale: questo lo sappiamo anche intuitivamente dall’esperienza. Anzi, in realtà le differenze sono molte, ma certamente c’è n’è una che, forse, è la più sostanziale. Ed è che nelle relazioni affettive, noi incontriamo l’altro per come è lui, per il fatto che ci troviamo in sintonia, ci piace, abbiamo affinità ecc. Insomma, nelle relazioni affettive incontriamo l’altro per come è “come persona”.
Nelle relazioni professionali, invece, incontriamo l’altro per la sua specifica funzione e per la sua competenza. Per ciò che sa fare e che può fare. Incontriamo l’altro perché ha (o per lo meno dovrebbe avere) una certa “professionalità”.
Le relazioni professionali seguono, pertanto, delle regole diverse, anche se dobbiamo riconoscere che i due mondi, professionale ed affettivo, non possono essere separati in modo troppo rigido, per il fatto che noi siamo sempre esseri umani, siamo sempre persone, sia al lavoro che negli altri ambiti dell’esistenza, come quello delle relazioni affettive…
Certamente nelle relazioni professionali, la “funzione” e la “professionalità” dell’altro dovrebbero stare in primo piano; d’altra parte, si parla tantissimo, e da parecchio tempo, della mancanza e della necessità di “umanizzazione” in tanti ambiti professionali, in sanità, ad esempio, ma anche nei mondi aziendali, pubblici o privati che siano. Che vuol dire?
Significa che le logiche squisitamente aziendaliste e commerciali rischiano di mandare troppo nello sfondo l’aspetto “umano” della relazione professionale, con tutta una serie di ripercussioni negative sulla qualità dei rapporti professionali. E questo, purtroppo, sembra una tendenza sempre di più dilagante.
Occupandomi di formazione alla comunicazione, questa cosa, l’ho vista ormai troppe volte.
Ho lavorato - e lavoro - in contesti professionali dei più diversi: dal mondo della sanità a quello della scuola, dalle aziende private alla pubblica amministrazione, ed altro...
Ma le problematiche, molto spesso, direi che sono simili.
Quasi sempre, direi, (a parte l’eccezione di qualche realtà professionale che ho trovato veramente illuminata) quasi sempre direi che trovo persone che mi dicono che si sentono un “numero”, o una “pedina” o un tassello di un ingranaggio. Si sentono pressati, ogni giorno di più. O mi dicono che non si sentono visti e riconosciuti; o, peggio, che devono continuamente difendersi da possibili attacchi o competizioni… oppure che le loro parole non hanno peso…
Non so quale sia la tua realtà professionale e come sia per te. Ma, a meno che anche tu non ti ritrovi in un contesto di eccezione, probabilmente quello che mi riferiscono spesso non ti è del tutto estraneo. E cosa vuol dire tutto questo?
Significa che, anche se è trascorso quasi un secolo, di fatto, il clima che si respira in molti contesti professionali è, purtroppo, ancora quello del famoso film di Charlie Chaplin, “Tempi moderni”. Ti ricordi Charlie Chaplin…? Stressatissimo in quella fabbrica “moderna” (anche se erano appena gli anni Trenta) impegnato tutto il tempo ad avvitare bulloni e, alla fine, completamente schiavo della catena di montaggio…? Una caricatura acuta ed intelligente, che lasciava, però, l’amaro in bocca, proprio perché caricatura di un clima totalmente “disumano”, anche se ironicamente spacciato per “moderno”.
Bene… anzi male! Nonostante nelle mission aziendali e nelle dichiarazioni delle più illustri aziende venga valorizzato pubblicamente sempre più il cosiddetto “fattore umano”, nei fatti è proprio il “fattore umano” che è lasciato nello sfondo; troppo nello sfondo… a volte, purtroppo, il fattore umano è l’ultima cosa che viene considerata veramente in un’organizzazione, grande o piccola che sia, pubblica o privata che sia.
E questo è veramente grave, molto più grave di quello che si potrebbe pensare, perché ha delle conseguenze notevoli, soprattutto in termini di stress professionale.
Infatti, gli studi e le ricerche effettuate su questo campo, da molto tempo concordano sul fatto che la causa principale dello stress professionale è proprio da ricercare nelle problematiche relazionali.
Se al lavoro anche tu vivi delle situazioni difficili con qualcuno, con il tuo capo, o con i tuoi collaboratori, o con alcuni colleghi, o con i clienti, o con l’organizzazione stessa di cui fai parte, non ha alcuna importanza, sai perfettamente ciò di cui sto parlando; sai perfettamente quanto lo stress professionale influisca nella vita di un individuo.
Per cui, anche se le relazioni professionali si differenziano da quelle affettive, non di meno necessitano di un’attenzione adeguata al “fattore umano”.
Questo si sa in teoria, ma non si sa nella pratica. O meglio, dalla mia esperienza, si sa che è importante il fattore umano, ma non si sa in che cosa consista, di fatto, questo fattore umano e come gestirlo all’interno di una relazione. Cioè torniamo anche qui alla difficoltà della gestione della relazione e alla necessità di una scienza dei rapporti umani.
Nelle relazioni professionali, con le dovute differenze rispetto a quelle affettive, ritroviamo le stesse dinamiche e gli stessi meccanismi che regolano gli altri rapporti umani. Anche nel contesto professionale, le relazioni devono essere impostate correttamente, ci deve essere un equilibrio tra il dare e ricevere e riflettono la considerazione reciproca che c’è tra gli interlocutori. Molto spesso, poi, i contesti professionali sono complessi, ci sono relazioni molteplici che si intrecciano le une con le altre, per cui diventa indispensabile conoscere le dinamiche dei gruppi e non lasciarsi risucchiare inconsapevolmente dal campo potente che ogni gruppo inevitabilmente genera.
E chi, poi, gestisce un gruppo di collaboratori o chi coordina un ufficio o un settore, insomma, chi ha un ruolo di guida e responsabilità, dovrebbe sapere che le capacità di leadership si giocano sostanzialmente sul “fattore umano”, e soprattutto sapere come si traduce in pratica l’attenzione e la gestione di questo aspetto.
La Comunicazione Affettiva ci viene, quindi, in aiuto tantissimo anche nelle relazioni professionali.
La tentazione più forte, quando qualcosa va storto nei nostri rapporti importanti è sempre la stessa: è quella di dare la colpa all’altro, o al sistema, o a qualche fattore esterno…
La realtà non è certamente tutta nelle nostre mani: non siamo onnipotenti e non possiamo controllare gli altri. Però, è altrettanto vero che abbiamo più possibilità di quelle che pensiamo di avere. Semplicemente è che non sappiamo come fare. La Comunicazione Affettiva, la scienza dei rapporti umani, ci viene in aiuto e ci dà delle possibilità che parrebbero incredibili.
Le conoscenze sviluppate negli ultimi decenni in merito al funzionamento delle relazioni ci mettono nella condizione di gestire al meglio sia il nostro mondo affettivo che quello professionale. Per questo è nato il nostro progetto di Comunicazione Affettiva.
Il nostro progetto vuole rimettere al centro il valore della relazione, vuole condividere tutte le conoscenze necessarie per la miglior gestione delle relazioni importanti e significative.
Crediamo profondamente che la qualità delle relazioni vada a determinare la qualità della vita e crediamo profondamente che ognuno abbia il diritto di essere soddisfatto e felice nella propria vita. Un mondo di individui soddisfatti sarà sicuramente un mondo più pacifico e degno di essere vissuto.
Per questo ti invito a seguirci e a partecipare a questo nostro intento.
Lasciaci un commento, o un feedback o qualsiasi altro desiderio o domanda in merito a questo grande tema dei rapporti umani.
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Io ti ringrazio dell’attenzione che mi hai dato!
Ti terremo informato e aggiornato, confidando che tutti i materiali che metteremo a tua disposizione ti aiutino a realizzare intorno a te un mondo di rapporti belli e soddisfacenti.
Che dire…? Un caro saluto, e alla prossima!
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